Venerdì 10 gennaio al Teatro Comunale di Corato, per i venerdì culturali 2025, si terrà la lectio di Moni Ovadia, scrittore e cantante italiano di origine bulgara, dal titolo: “Palestina: maledetta Terra Santa”.
I venerdì culturali a Corato-Teatro Comunale, si svolgeranno nell’ambito della stagione teatrale 2024/2025 “La Grammatica delle Abitudini” del Comune di Corato in collaborazione con Puglia Culture. Cinque appuntamenti che, esplorando le sfide sociali, culturali e politiche che caratterizzano il nostro tempo, offrono spunti di riflessione sui grandi temi della contemporaneità, attraverso il contributo di intellettuali, esperti e pensatori di rilievo.
Il ciclo di incontri si apre domani 10 gennaio con la lectio magistralis di Moni Ovadia “Palestina: maledetta “Terra Santa”. Si legge nella scheda: “Lo slogan con cui il sionismo si presentò al mondo fu programmatico: «una terra senza popolo per un popolo senza terra». Ma in quella terra, la Palestina mandataria, un popolo c’era. Coerentemente, il primo atto dell’appena costituito “Stato degli ebrei” (definizione di Theodor Herzl) fu la “Nakba”, l’espulsione violenta di 750.000 palestinesi dalle loro case, dalle loro terre, dai loro ulivi, dalle loro topografie esistenziali fisiche ed emotive con la distruzione di quasi 500 villaggi. Quei palestinesi finirono nei campi profughi della Striscia di Gaza e quella fu una pulizia etnica compiuta dal governo laburista con a capo David Ben-Gurion, padre della patria israeliana. Nel mondo quell’esordio fu ammantato dalla hasbarah, la micidiale propaganda israeliana, e dalla rete delle menzogne vittimistiche e intimidatorie che quasi nessuno osava penetrare, perché quegli ebrei venivano dall’immane catastrofe della Shoah, di cui però i palestinesi non avevano la benché minima responsabilità. I governi sionisti scelgono la cultura delle armi più distruttive, per dominare, opprimere e terrorizzare il popolo più solo del mondo e sterminare migliaia di donne e bambini, i più fragili, quell’umanità indifesa che i profeti di Israele incitano a proteggere combattendo al loro fianco.
Un monito rivolto anche e soprattutto agli ebrei della diaspora perché ritrovino la loro indipendenza e la loro onestà intellettuale. L’esilio è la dimensione principe dell’ebraismo, perché esso è germinato nella libertà dell’esilio e ha dato il meglio di sé nella libertà dai confini. Anche la Terra Promessa dovrebbe essere terra dell’esilio dove imparare a vivere da straniero tra gli stranieri”.