Marco Magliozzi, psicologo e psicoterapeuta, ha raccolto la storia di Piero (nome di fantasia) per conto di Fermiconlemani, l’associazione che si occupa di contrasto alla violenza. Il protagonista della vicenda è pugliese e da 4 anni non ha notizie dei suoi figli, dopo la separazione dalla ex-moglie.

Sono tante le persone si rivolgono alla nostra associazione Fermiconlemani con l’obiettivo di ricevere un supporto, chiedere aiuto o anche, semplicemente, parlare per sfogarsi di una grave situazione che stanno vivendo.

Tra le tante situazioni raccontate, molte hanno come comune denominatore le sofferenze che seguono la fine di una relazione, soprattutto quando nella stessa sono presenti dei figli. Molte coppie, purtroppo, non riescono a gestire in maniera sana la fine di un rapporto, generando quindi conflitti, vere e proprie battaglie legali che vanno a ledere anche il benessere psicologico. In questi casi, emerge la natura contorta delle persone che le porta a comportarsi in maniera distruttiva nei confronti dell’ex partner, coinvolgendo anche i figli come arma da usare per attaccare l’altro/a.

Oggi abbiamo deciso di pubblicare l’esperienza di Pietro (nome di fantasia), un uomo, un padre, un cittadino della Puglia, che ha deciso di mettersi in gioco e di raccontarsi, in modo tale che altri genitori, che si trovano nella sua stessa situazione, possano trovare la forza e il coraggio di esternare le violenze fisiche e psicologiche che i propri figli si trovano a vivere… a causa delle “vendette” perpetrate da una ex moglie. “Il mio nome è Pietro, sono un padre di 2 figli maschi di anni 9 e 14 e il mio calvario è iniziato circa 4 anni fa quando ho deciso di porre fine al mio matrimonio. Preciso che inizialmente gran parte della colpa me la sono presa io, poiché avevo tradito la mia ex moglie (anche se il rapporto tra noi due non era idilliaco e molto spesso messo in discussione per volontà della sua famiglia), ma poi le cose sono precipitate con le menzogne e la cattiveria di lei. Nonostante fossimo giunti ad una separazione consensuale, la sua vendetta è iniziata qualche settimana prima, inventandosi dei maltrattamenti ai danni suoi e dei miei figli, che mi hanno portato sia ad avere notevoli ripercussioni sul lavoro (con tutte le conseguenze del caso), sia a dovermi difendere da accuse gravissime. Per fortuna, la magistratura svolgendo un lavoro certosino, in breve tempo è giunta alla conclusione che quella denuncia di maltrattamenti, come io sostenevo, era inventata. Voi credete che ciò sia servito a qualcosa? No“.

Prosegue Pietro: “Dall’estate del 2018, la mia ex moglie ha deciso, nonostante avessimo l’affido congiunto, di non farmi più vedere e sentire i miei figli. E ancora ha deciso di rincarare la dose e ricorrere al Tribunale per i Minori con la denuncia di maltrattamenti (precedentemente archiviata dal Tribunale Penale). Da questo momento il mio calvario è proseguito, anzi è aumentato a dismisura! Nel mese di novembre 2019, ho scoperto che il Tribunale dei minori aveva sospeso la mia potestà genitoriale, senza avermi mai ascoltato e solo per una denuncia infondata. Ma le sorprese non sono finite: infatti dopo aver dimostrato al giudice (irritato con me perché non mi ero presentato alle udienze precedenti) con tutta la documentazione sia che quelle accuse infamanti erano prive di fondamento e anzi che io avevo querelato la mia ex moglie per calunnia e minacce a mezzo profili social e, sia che io non avessi mai ricevuto notifiche dal Tribunale per errori loro, credevo e speravo che lui accogliesse la mia richiesta di farmi rivedere i miei figli. E invece no, il giudice mi ha obbligato a non avvicinarmi e a non provare a contattare i miei figli, perché per il Tribunale ero un mostro!”

“Ma il piatto forte non era ancora stato servito. Infatti, nonostante su consiglio dell’avvocato abbia seguito alla lettera le prescrizioni del Tribunale, e le relazioni avute da 2 psicologhe nominate dallo stesso Tribunale, fossero state positive, nella nuova udienza il motivo per cui la mia potestà genitoriale era sospesa cambia da “maltrattamenti in danno dei minori” a loro indigenza economica causata dal mio non aver versato 2 mesi di mantenimento (comunque versati non appena il mio datore di lavoro mi ha ridato i soldi che mi spettavano, cioè il 27 di ogni mese io faccio bonifico, io versato il mantenimento il 3 del mese successivo, quindi 6 giorni di ritardo). Nella nuova sentenza del giudice, purtroppo, è stata confermata la mia sospensione per i maltrattamenti e soprattutto per non aver pagato 2 mesi di alimenti! Ma la lotta contro i mulini a vento non è di certo finita, anzi causa covid le cose si sono rallentate ancora di più: la mia richiesta di iniziare gli incontri protetti con i miei figli non è stata neanche presa in considerazione e, nel frattempo, non ho potuto assistere alla comunione e alla cresima dei miei figli, oltre al non poter ricevere loro notizie della loro vita!”.

“Ormai per vendetta di lei e per incapacità (o per un tornaconto personale) di qualcun altro – conclude Pietrosono 4 anni che io non posso avere più notizie dei miei figli e vivere con loro la quotidianità, ma anzi sono bollato come un padre “mostro”, le cui uniche colpe sono quella di non avere la forza economica per poter affrontare una ingiustizia e un abuso del genere, visto che le sue falsità mi hanno portato a chiedere consulenza di 5 legali”.

Questa è la storia di Pietro, una delle tante vittime di abusi psicologici che l’associazione “Fermiconlemani” aiuta e supporta ogni giorno. La violenza non è sessista: uomini, donne, adulti, ragazzi, tutti possono essere vittime e carnefici. La violenza si esprime attraverso tantissimi canali e, non per ultimo, la vendetta. Come associazione, dunque, ci teniamo a inviare l’importantissimo messaggio che le dinamiche conflittuali di coppia in nessun modo dovrebbero coinvolgere il benessere dei figli, in questo caso specifico privati di un padre. Nessuno, teniamo a sottolinearlo, sta giustificando l’atto di un tradimento o qualsiasi altro motivo che abbia portato questa specifica relazione al termine; ma qualsiasi fosse la causa del termine di una relazione, riteniamo assolutamente ingiusto usare la vendetta (e i figli) come arma da usare contro l’ex partner. L’associazione Fermiconlemani si batterà sempre per difendere i diritti dei genitori privati dei figli, senza valide ragioni.

Marco Magliozzi, psicologo e psicoterapeuta

Fermiconlemnani.it

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2 thoughts on “Separazione: quando i figli diventano strumenti di vendetta”
  1. ho letto l’artico pubblicato dall’avv.De vellis, rispecchia la mia sitazione familiare.,
    Separata da diversi anni con un figlio di 11 anni il giudice ha stabilito cinque giorni con il padre e cinque giorni con la madre. nei cinque giorni con il genitore il padre ne dice di tutti i colori contro la madre, in quel periodo il bambino odia la madre,non vorrebbe nemmeno sentirla per telefono, nei giorni che e con la madre cambia completamente il carattere del bambino, devo precisare, la madre,non percepisce nessun centesimo per il mantenimento, il bambino viene affidatto ai genitori materni perche io devo lavorare a circa 50 km- di distanza dai paese di residenza del bambino e del padre, il bambino è strumentalizzato dalle continue dicerie del padre contro la madre, il bambino continua a sentire le calunnie diffamatorie del padre.

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